estratto da "L'urlo delle farfalle" - 2/3 - acquistabile tramite PayPal - pagg 186
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perché l'uomo è ossessionato dall'idea di sopravvivere, così, alle volte, nel frattempo trascura la vita. si culla in sogni e rimpianti che potrebbero ancora trasformarsi in gocce di rugiada che dissetano l'anima arsa da tanto andare. vagheggia di oboli e barcaioli. immagina di quando, dopo, gli altri verranno a sapere della sua angoscia. o della sua gioia. del suo ardire. della sua rinuncia. ma questo, se sarà, sarà dopo. il tempo che ci è dato, quello in cui ci incontriamo nel tessere la trama, non coincide con quello del racconto. sta qui l'errore. che genera lo spreco, grande, di dolore. l'attesa. l'inutile incomprensione. lo stallo. che si riflette nello sguardo scuro dell'animale ferito a morte, come tutti noi siamo dalla nascita, che fissa muto, coraggioso, condannato, un punto lontano. una possibile via di fuga. perché sempre, fino all'ultimo, cerca di sopravvivere. di continuare. di liberarsi dal sangue che dal suo stesso corpo sgorga e lo avvolge.

la donna andò davanti allo specchio per tingere di rosso le sue labbra. rosso vivo, come sangue. adorava il rosso. e l'abbraccio voluttuoso sulla pelle bianca. nella danza ripetuta che si insinua nel corpo nell'anima nel distacco sublime dalla totalità come estrema unione

 

vita e morte
sempre e mai
nella città dei re
re di tutto re di niente
dove la danza si dissolve,
nelle lacrime versate
e risorge
amante eterno
per offrirsi a te
nella città dei re
re di tutto re di niente.
perché così sta scritto.

(….)